martedì 4 aprile 2017

Scarpette rosa

La Signorina Hebert era davvero severa. Insegnante tedesca di danza classica, dal portamento altero ed austero. Mi preparavo bene per la sua lezione. Lo chignon doveva essere perfetto e mamma aveva realizzato un piccolo crochet rosa all'uncinetto nel quale strizzavo quella crocchia tenera e ribelle. Body nero, calze bianche, scarpette rosa. Ricordo l'odore della pece lasciata in un angolo dove andavamo a strofinare le suole per non scivolare. E mi sembra di poter sentire ancora il suono del bastone della Hebert che lo batteva per terra a segnare il ritmo.
Preparavamo il saggio di fine anno. Cominciammo a studiare la coreografia. Io la memorizzai agevolmente, tanto che mi tolse dal gruppo e mi mise insieme ad una bambina di un corso più avanzato che ci guidava nell'apprendere i passi. Il saggio si cominciava a preparare a febbraio per poi esibirsi nel teatro più bello  a giugno.
Ero in prima fila, non mancai nemmeno ad una prova.
Non andai mai in scena.
Presi la rosolia, contagiata da mia sorella che pure partecipava allo spettacolo ma odiava danzare.
Di quel momento conservo l'entusiasmo del dare sempre il massimo e la delusione disperata della vita che ti stravolge le carte e ti spettina lo chignon. Le scarpette rosa sono parte di me.

1 commento:

  1. povera piccola. avrai sofferto tanto, tu e le tue scarpette rosa :(

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