venerdì 28 aprile 2017

Il tempo delle mele

Quell'età bellissima in cui la vita è ancora tutta da scrivere e hai milioni di secondi da riempire di te e dei tuoi sogni. E i miei erano tanti.
Le cuffie con la canzone del cuore e gli occhioni sgranati come quelli di Sophie Marceau sono rimasti gli stessi.
Indosso ancora la musica a occhi chiusi, mentre trafelata bevo il mio caffè, metto la matita intorno agli occhi e faccio le smorfiette con le labbra allo specchio per far aderire il rossetto.
Chiudo gli occhi e penso che ci sei.

mercoledì 19 aprile 2017

Piccole donne crescono

Se ora ci vedessi ci troveresti così fatue nella nostra irrimediabile maturità. Abbiamo il fuoco tra le mani e a volte il cuore freddo. Siamo venute a Bologna e ad ogni passo sei dietro di noi. Mi mancano quei passi fermi, il suono delle tue suole cucite a mano che risuonano sul marciapiede, le tue camicie inamidate, la tua borsa 24 ore e le tue valigie con abiti rigorosamente blu da indossare in fiera. 
Il tempo è bello, aspetto torni il sereno.

martedì 11 aprile 2017

Le arti e relativi risvolti

Ricordo mia nonna quando raccontava di quelli che facevano l'amore, che non erano necessariamente fidanzati ma uniti da un'irrefrenabile passione. E quello la voleva...mi diceva. E lei nonna? Chiedevo io...e pure lei figlia mia... però non glielo faceva capire. Che tutto arriva per chi sa attendere tesoro mio.
Ed io me ne andavo in giro con occhi sognanti. E poi alle volte i discorsi diventavano proibiti e a noi bambine ci liquidavano con due caramelle rossana e tre cioccolatini del grifo perugina al latte. Mia nonna profumava di zucchero e cannella. Labbra scarlatte su denti bianchissimi sui quali a volte il rossetto si appiccicava un po', ma io non avevo il coraggio di dirglielo.
In quelle riunioni tra sole donne,  dietro porte socchiuse, rumore di ventagli e sottane, riecheggiava una parola...arti...
Quiddra tenia le arti, ripeteva mia nonna a sua sorella la zia Cia e a mia madre che stava lì per educazione ma non partecipava emotivamente.
Troppo timorata di Dio.
Quiddra tenia le arti...
Saper fare l'amore era conoscere un'arte. Come saper disegnare piuttosto che suonare il violino.
E intanto la zia si toglieva le scarpe .. e dondolava i suoi piedi da bambola confezionati in calze di colore
grigio fumo di londra.

martedì 4 aprile 2017

Scarpette rosa

La Signorina Hebert era davvero severa. Insegnante tedesca di danza classica, dal portamento altero ed austero. Mi preparavo bene per la sua lezione. Lo chignon doveva essere perfetto e mamma aveva realizzato un piccolo crochet rosa all'uncinetto nel quale strizzavo quella crocchia tenera e ribelle. Body nero, calze bianche, scarpette rosa. Ricordo l'odore della pece lasciata in un angolo dove andavamo a strofinare le suole per non scivolare. E mi sembra di poter sentire ancora il suono del bastone della Hebert che lo batteva per terra a segnare il ritmo.
Preparavamo il saggio di fine anno. Cominciammo a studiare la coreografia. Io la memorizzai agevolmente, tanto che mi tolse dal gruppo e mi mise insieme ad una bambina di un corso più avanzato che ci guidava nell'apprendere i passi. Il saggio si cominciava a preparare a febbraio per poi esibirsi nel teatro più bello  a giugno.
Ero in prima fila, non mancai nemmeno ad una prova.
Non andai mai in scena.
Presi la rosolia, contagiata da mia sorella che pure partecipava allo spettacolo ma odiava danzare.
Di quel momento conservo l'entusiasmo del dare sempre il massimo e la delusione disperata della vita che ti stravolge le carte e ti spettina lo chignon. Le scarpette rosa sono parte di me.