martedì 28 febbraio 2017

La Zia Cia

Amavo specchiarmi nella tua toeletta, così la chiamavi.
Donna stupenda dal fascino intramontabile. Per te tanti uomini avevano perso la testa e tu l'avevi persa solo per lui, Antonio. Vi eravate rubati il cuore. Ricordo che odiavi i collant e portavi ancora il reggicalze. Il tempo e la vita ti hanno portata lontana da casa, a finire i tuoi giorni in Toscana, accanto alla tua amata figlia. Nella tua stanza dei bottoni e dei mille colori respiravo la tua malinconia e la tua fantasia. Eri una cuoca straordinaria del last-minute, correvi con un piatto di brodo in mano davanti alla tv per vedere la tua telenovela preferita. La protagonista era una donna bellissima e sola. Come te.

La Vitalina

Avevi un nome elegante che rispecchiava la tua figura di donna bellissima, tanto sofisticata quanto triste.
Di te ricordo lo sguardo malinconico, la voce bassa e sensuale, la sigaretta che stringevi tra le dita dalle unghie sempre smaltate di rosso, tanto che da bambina mi chiedevo se certe donne proprio non fossero nate per
fare i lavori di casa. Eri la cugina bella di papà, la mia madrina di battesimo. Conservo la tua collanina.

venerdì 24 febbraio 2017

Giocavamo a mamma e figlie

Aveva lunghi capelli lisci castani, li portava con la riga in mezzo. Esile e un sorriso dolcissimo. Indossava un paio di rayban in quella foto al mare, due zeppe altissime e una camicia.
Accanto a lei due bimbe abbronzatissime, chiome al vento.
Era una bimba tra noi figlie, la mia mamma.

mercoledì 22 febbraio 2017

La mamma di Marilina

Era una signora elegante e triste. Era venuta in vacanza giù da noi al mare. Non sorrideva mai. Aveva i capelli corti e biondi. Marilina, sua figlia, fu una do
lce compagna di giochi per me. Io avevo cinque anni, un costume da bagno intero turchese e una lunghissima coda. La mamma di Marilina aveva delle scarpe bellissime, colorate. Era l'unica cosa che testimoniava la sua presenza priva di parole e di partecipazione. Era vedova.

Le scarpe delle suore

Oggi mi è venuto in mente che persino le suore esercitano  la loro vanità nelle scelta delle scarpe. La divisa è uguale per tutte, ma è nella scelta delle scarpa che perfino il Vaticano ha lasciato margini di personalizzazione e guizzi di femminilità.
Suor Maria R. ne indossava un paio in pelle di capretto nera con un moderato tacco di 4 o 5 centimetri che le regalavano un'andatura da Madre Superiora. Un po' più in alto, con passo fermo e ticchettante. Completava  il look una calza velata grigia, coprente ma non troppo.

martedì 21 febbraio 2017

Marco P. Per tutti Calimero

Appartengo all'ultima generazione obbligata ad andare a scuola in primavera con i calzettoni di cotone bianchi, in filo di scozia.
Ricordo che lasciavano due dita di ginocchio scoperto dall'orlo del grembiule ceruleo, ma soprattutto stavano male con qualunque scarpa.
Oggi li ripenso con affetto indossando le mie parigine traforate...lo stile lo impari da grande.
Ringrazio Marco P., quel piccolo compagno di classe fastidioso e nero come Calimero per avermi fatta sentire inesorabilmente brutta con quelle scarpe e calzini.
Non sapeva che mi stava regalando . una passione .

A casa della nonna

Faceva freddo d'inverno a casa della nonna. Mamma ci metteva le calzamaglia di lana e nonna portava i calzini a costine sui collant color brodo.
Nel lettone mettevamo la borsa d'acqua calda tra le lenzuola ghiacciate.
Ricordo la coperta di lana Somma così pesante da non riuscire a girarmi. E i piedini per metà gelidi per metà bollenti.
Ricordo soprattutto una cosa: ero felice.